Plastica a mattoncini coloratissima, si scompone e ricompone nelle forme che vogliamo all’infinito. Cosa vi ricorda? Si, i Lego, un gioco che accompagna intere generazioni dagli anni ’60. Bene, queste sono le stesse proprietà che ritroveremo nella nuova plastica, il PDK, nata nei laboratori statunitensi. Un acronimo che nasconde un’idea rivoluzionaria per il futuro di questo materiale, che riscriverà l’intero sistema di riciclo. Il suo utilizzo e, dunque, il suo riciclo, è infatti illimitato, pur mantenendo le sue proprietà insite come consistenza e colore.
Come sappiamo, nel processo di produzione di ciascuna tipologia di plastica, possono essere introdotte altre sostanze chimiche, additivi, riempitivi, coloranti ecc che modificano le proprietà della stessa a nostro piacimento, per ottenere la plastica più adatta ai nostri scopi. Questi componenti aggiuntivi hanno un impatto sulla qualità della materia plastica e sulla capacità di riciclo della stessa. Un materiale non riciclabile è solo un rifiuto: la plastica è uno dei materiali sintetici più presenti nell’ambiente e, quando non riciclato, la tossicità dei gas che l’oggetto inizia a sprigionare durante il processo di decomposizione va ad alimentare la degradazione di un ecosistema già di per sé vulnerabile.
La scoperta del PDK permette di separare tutte le sostanze non riciclabili, rendendosi separabile fino al livello dei monomeri. Non è una scoperta da poco, tutt’altro. il PDK infatti, grazie al recupero dei monomeri originali, è riciclabile al 100% e, superando il limite di riutilizzo del prodotto, presenta tutte le caratteristiche del “materiale circolare”. Aggiornare gli impianti adeguandoli al trattamento del PDK è IL PROSSIMO PASSO.